Comprare oro: ecco i motivi per cui conviene ancora investire sul metallo giallo

È la materia prima per eccellenza, da sempre considerata un bene rifugio, quella su cui investire soprattutto nelle fasi che preludono a un’impennata dell’inflazione. Stiamo parlando dell’oro che rimane ancora una delle forme più sicure di investimento. Il suo business, in realtà, nel corso del tempo ha sempre avuto un discreto seguito. Oltre a essere usato nel settore industriale, è infatti riserva delle banche centrali e ancora di più è una moneta, l’unica a non essere carta.
Certo, quelli appena trascorsi, non sono stati anni facili per il metallo giallo. Lunga è stata la parabola che ne ha dimezzato il valore in quattro anni: dal record di 1.920 dollari l’oncia del settembre 2011, ai 1.050 toccati a dicembre 2015, anche se nel 2016 – in poco tempo – l’oro è riuscito a guadagnare il 18%, navigando intorno ai 1.260 dollari l’oncia: una performance che lo qualifica come uno dei migliori asset. Tra le materie prime, dunque, è sicuramente la vera sorpresa di quest’anno. I listini azionari hanno infatti perso quasi l’8% nel 2016, il Dollar Index ha guadagnato a malapena l’1% e le materie prime hanno continuato a perdere quota, addirittura accelerando i ribassi. È proprio in questo scenario che l’oro ha potuto riscoprire il suo ruolo, chiaramente mai perduto, di bene rifugio.
Ecco perché chi si rivolge all’investimento in oro fisico, lo fa come un’assicurazione sul futuro proprio perché mantiene il proprio potere d’acquisto nel tempo. Ed ecco perché quello che stiamo vivendo è proprio uno di quei momenti in cui conviene comprarlo, spinto dal clima di instabilità globale e dalla debolezza del dollaro che porta gli investitori a cercare paradisi sicuri in cui collocare la liquidità.
A comprare oro non sono solo i piccoli risparmiatori spaventati dalle borse, ma anche i grandi investitori istituzionali dei fondi, che in meno di due mesi hanno raddoppiato i loro acquisti facendo esplodere il mercato dei derivati sul metallo giallo. Molti i fattori di volatilità che spingono alle speculazioni sui prodotti o sulle piazze più deboli: il dollaro meno forte, l’incertezza sui mercati e il taglio dei costi d’estrazione fanno impennare i lingotti, spingendo gli investitori, proprio come nelle fasi iniziali della crisi, verso i cosiddetti beni rifugio. Ecco perché le quotazioni dell’oro, che tende in effetti a scendere quando i tassi risalgono e che non corre il rischio insolvenza, sono salite così tanto negli ultimi tempi. Si tratta però di un salire e di uno scendere continuo. Proprio per questo gli analisti avvertono: il rialzo potrebbe non durare molto. Goldman Sachs ha infatti annunciato previsioni sui mille dollari entro la fine del 2016 grazie alla crescita a stelle e strisce e al costo del denaro che tornerà a salire. Per gli analisti, le banche hanno ampia liquidità per poter mantenere i livelli di finanziamento contro una maggiore capitalizzazione, gli effetti macro negativi del prezzo basso del petrolio si sono già fatti avanti e non sono sistemici, i ribassi provenienti dalla Cina sono limitati e gli Stati Uniti sono lontani dalla recessione. Insomma meglio andare cauti nell’acquisto dell’oro il cui prezzo nelle ultime settimane è tornato a scendere dopo il forte rialzo registrato nel 2016.
Inoltre gli ultimi dati del World Gold Council (WGC) mostrano che, nel primo trimestre dell’anno, la domanda è aumentata al secondo maggior livello di sempre, in crescita del 21% rispetto all’anno scorso. Il rialzo è soprattutto da imputarsi ai forti acquisti di ETF, poiché è calata la domanda dalle gioiellerie e dal settore tecnologico.